Home Due ruote e un Diario DIARI D’ARTE IN BICICLETTA : LA FIRENZE DI TELEMACO SIGNORINI

DIARI D’ARTE IN BICICLETTA : LA FIRENZE DI TELEMACO SIGNORINI

da Lisa Bartali

Quando ho del tempo libero prendo la bici e scappo. Mia sorella scorrazza tra gli appennini in mountain bike. Io invece dalla mia periferia verdeggiante allungo con la Bartalina verso il centro. Solo quando la massa di turisti si dimezza, da metà Ottobre a fine Novembre. Dal 7 Gennaio al giorno prima di Pasqua. Oggi il mio

diario in bicicletta parla d’arte: Giovanni e Telemaco Signorini.

Padre e figlio, talenti cresciuti nei salotti della Firenze di fine Ottocento. Nato nel 1835 Telemaco fu incoraggiato nello studio della pittura proprio dal padre Giovanni, valido pittore paesaggista detto “Il Canaletto di Firenze”. Studiò all’Accademia di Belle Arti, ed ebbe in seguito il meritato successo.

Percorro la ciclabile scricchiolante, poi il Viale dei Pioppi. Oltrepasso il ponte mentre sfila la tranvia stracolma. Non vi invidio lì dentro. 20 minuti dopo è ormai già caldo sotto il mio chiodo di pelle. Parcheggio la bici in Via de’ Pecori e mi incammino.

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Palazzo Antinori offre al pubblico la sua magnificenza.

Sotto una fontana di sole, splendido nella sua eleganza rinascimentale, il palazzo del Marchese Antinori ( che compare discreto dietro a una porticina ) ci invita a soffermarci su una Firenze schietta e romantica. I ritratti dai colori vivaci portano egregiamente i loro 150 anni. La città conserva i ponti prima dei bombardamenti. Il mercato vecchio è quello che fu demolito insieme all’antico ghetto ebraico, in favore della nuova Piazza della Repubblica. Le vie dello shopping sono piene di sartorie, caffè, empori e trattorie.

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Ho studiato la corrente artistica dei Macchiaioli al Liceo Artistico. Ho amato le ore trascorse a commentare ogni singola sfumatura degli scorci di Telemaco Signorini. Dal vivo oggi ammiro “Mattina di Primavera, il muro bianco”.  Un tuffo nel passato sui banchi di scuola. Stupendi : Villa toscana, la serie del Mercato Vecchio, Luna di Miele, I renaioli. E’ qualcosa di più della fotografia, quella cremosità della materia. L’arte lascia il senso della bellezza addosso e

la mia bicicletta torna a casa emanando una scia arcobaleno

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Pennellate arancioni che raccontano un tramonto, sotto l’ombra sgualcita di una carrozza alle Cascine. E che verdi, quei verdi dorati del sole autunnale che irradia i pascoli ( ora appartamenti ) e la basilica di Santa Croce ( al tempo ancora nuda priva del rivestimento marmoreo).  Scendiamo nel cortile dove c’è il wine bar. Sì, sono gli Antinori delle cantine vinicole, riprodotte in minuziosi plastici all’ingresso.

L’arte in bicicletta è … a portata di ruota

e da gustarsi tutta d’un fiato, soprattutto se si abita a Firenze. Ho impiegato 20 minuti circa dalla mia periferia all’inizio del centro storico. Davvero per tutti. E poi …dedicare tempo all’arte è fermare il tempo. Ti senti appagato, infatuato.

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Adesso che riprendo la bici e sfreccio in Via de’ Tornabuoni sgombra di Giapponesi, penso che sarebbe bello scrivervi di questo giretto. Costeggio le strade dei dipinti, 150 anni dopo. Non so se Telemaco Signorini avrebbe trovato ispirazione, oggi. Tra un taxi e i motorini smarmittanti in fila, due ragazzi si abbracciano nascosti nei loro giubbotti sotto le vetrine di Prada. Andate comunque a vedere questa mostra, è aperta fino al 10 Novembre!

LA FIRENZE DI GIOVANNI E TELEMACO SIGNORINI 

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