Home Ritratto di famiglia ESSERE IL FIGLIO DI BARTALI : MIO PADRE LUIGI RACCONTA – UN ESEMPIO DI VITA –

ESSERE IL FIGLIO DI BARTALI : MIO PADRE LUIGI RACCONTA – UN ESEMPIO DI VITA –

da Lisa Bartali
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Nella prima parte di questa intervista ho rivolto a mio padre domande delicate riguardanti la sua infanzia e gioventù (articolo del 29-04-’17). Essere il figlio di Bartali, un grande campione ma anche un padre spesso fuori dall’intimità domestica, non sempre è stato facile. Dopo gli argomenti di vita familiare vorrei affrontare altri temi.

“Come e quando sei venuto a conoscenza che il nonno Gino salvò tanti ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale?”

“Il babbo ci aveva abituati a non meravigliarsi di nulla di ciò che aveva fatto, nella sua carriera e nella sua vita. Tutto ciò che aveva fatto, e ha raccontato a noi figli, fu determinato da un alto senso di altruismo. Era nella sua logica fare del bene agli altri.

Già durante gli anni Ottanta, emerse da articoli di giornale, il suo impegno umanitario che ha profuso nell’aiutare moltissimi ebrei a salvarsi dalle persecuzioni nazi-fasciste. E non solo, aiutò personalità politiche perseguitate dal regime. Inoltre ospitò segretamente diverse famiglie nei suoi appartamenti. O meglio, nelle cantine delle case che lui stesso fece costruire negli anni Quaranta a Firenze.

Il babbo accennò vagamente di aver compiuto allenamenti verso Assisi, senza dilungarsi su come e perché!

Quando tutto venne definitivamente alla luce tramite la stampa, che raccolse varie testimonianze in merito, Gino minimizzò sempre il suo impegno, definendo una cosa normale aiutare il prossimo. Inizio’ tutto quando il Cardinal Elia dalla Costa, da cui prese il nome la Piazza in cui il babbo abitò fino agli ultimi anni, richiese la sua collaborazione. Il Cardinale, all’epoca Arcivescovo di Firenze, confidava nella grande fede cristiana di Gino. Lo invitò a rendersi utile come “corriere” per trasportare documenti falsi destinati a salvare molte vite in pericolo.

Gino Bartali, ormai campione affermato, non avrebbe destato troppi sospetti se si fosse allenato macinando centinaia di chilometri al giorno. Avrebbe così potuto trasportare documenti e fotografie nella canna della bicicletta.
Come nell’ultimo libro scritto da Gino “La leggenda di Bartali”, in collaborazione con Marcello Lazzerini e Romano Beghelli, il babbo liquidò tutta questa storia, sulla quale successivamente sono stati scritti decine di libri, dicendo semplicemente:

“il bene si fa ma non si dice, altrimenti se uno lo dice per vanto non ha nessun valore…”

Quindi, non facendone parola in casa, ho appreso del suo nobile impegno da articoli e da sue dichiarazioni. Mi è sembrato del tutto inerente al suo carattere, perciò non mi sono meravigliato. Come, del resto, di tutte le altre imprese che ha realizzato nella sua vita, essendo capacissimo di compierle. Di tutto ciò non ha mai voluto dare tante spiegazioni, per questo rispose con una frase secca che ha fatto il giro del mondo: “il bene si fa ma non si dice e certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”.

Se il nonno Gino fosse ancora qui, come reagirebbe a tutto questo gran parlare delle sue imprese eroiche?

Chiedo, perché so che il nonno non voleva essere chiamato eroe
“Non credo che gli avrebbe fatto piacere tutta questa pubblicità. Le sue azioni erano genuine e senza secondi fini. Provenivano dal cuore, non certo per farne vanto. Alla luce dei fatti, non si può negare che, un gesto così coraggioso compiuto da un campione riconosciuto e amato a livello mondiale, possa suscitare grandi emozioni e stupore. Chi ne è colpito inevitabilmente si adopera nel diffondere la notizia della sua impresa. In un’epoca, la nostra, in cui di valori in cui credere ne sono rimasti pochi.”

Ultima domanda riguardo Il Museo del Ciclismo Gino Bartali di Ponte a Ema. Non fu un’ iniziativa del nonno Gino quella di fondare il Museo, però ne fu onorato e decise di donare molti dei suoi effetti personali e biciclette all’Associazione Amici del Museo Gino Bartali.

“Cosa rappresenta per te questo Museo?”

“Il Museo conserva oggetti importanti appartenuti al babbo, perciò rappresenta una parte di lui e della sua vita. E’ presente all’interno la sua bicicletta da pista, l’unica in vent’anni da lui utilizzata per le corse su pista. L’ altra bicicletta è l’ultima che utilizzò nella sua carriera, riverniciata in arancione quando diventò commissario tecnico della squadra San Pellegrino.

La funzione del Museo dovrebbe essere quella di valorizzare il paese di Ponte a Ema, in cui si trova la casa natale di Gino, proprio davanti alla struttura museale. Adesso il Museo è gestito dal Comune di Firenze, accordatosi con l’Associazione Amici del Museo Gino Bartali, che ne seguiva la gestione precedentemente. A mio avviso l’attuale gestione potrebbe essere migliorata. Anche per rendere i giusti meriti al babbo, che all’insaputa di tutti, ha contribuito a salvare centinaia di vite umane.

La sua storia ha lasciato a tutti, anche ai giovani che non hanno seguito direttamente le sue imprese, un grande esempio di umanità.

Essere il figlio di Bartali, significa anche questo. Essere cresciuti con un grande esempio a fianco.”

FOTO DA ARCHIVIO DI FAMIGLIA, TUTTI I DIRITTI RISERVATI

 


 

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4 commenti

Guarguaglini Mauro 1 Febbraio 2018 - 15:56

Sono un anziano di 84 anni che in gioventù è stato un accanito tifoso di gino bartali. Come ricordo ho un suo autografo rilasciatoni su un treno sulla tessera dell’azione cattolica. Era l’anno 1
954. Anche lui portava bene in vista il distintivo dell’azione cattolica e si era distinto nel portare i messaggi ai partigiasni nascosti nella canna della bicicletta. Farei u8na richiesta e sarei contento se potessi essre accontentato: avere una foto di Gino quando nel 1948 vinse il giro di Francia. Vi ringrazio di tutto.

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Lisa Bartali 1 Febbraio 2018 - 20:48

Buongiorno non so se ho la foto, in ogni caso mi scriva a questa email info@biciclettami.it così ci scambiamo i contatti. un saluto Lisa Bartali

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Guarguaglini Mauro 2 Febbraio 2018 - 10:01

La ringrazio per avermi risposto, Mi andrebbe bene anche altra foto di suo nonnno, grande campione.. La saluto con affetto.

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francesco zeziola 28 Maggio 2018 - 16:55

Buon giorno mi chiamo Zeziola Francesco scrivo da Chiari Brescia

Sono un ricercatore che sta scrivendo un articolo su un terziario francescano, un medico pediatra

Della ValleCamonica che entrò in contatto epistolare con Bartali

L’articolo verrò pubblicato su Brixia sacra una rivista di caratteres sorico

DOMANDA

Mi sa dire come posso verificare se c’è un archivio di Bartali e dove lo trovo?

Mi piacerebbe avere copia di queste lettere da pubblicare

Grazie e cordialità

Zeziola Francesco

3478540888

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