Home Due ruote e un Diario GIORNO DELLA MEMORIA AL MUSEO DEL CICLISMO GINO BARTALI

GIORNO DELLA MEMORIA AL MUSEO DEL CICLISMO GINO BARTALI

da Lisa Bartali

Era il 27 Gennaio del 1945 quando il campo di sterminio di Auschwitz in Germania fu liberato. Se leggere di quegli anni è sempre stato deprimente, vederne le foto e i filmati che testimoniano la crudeltà di uomini verso i propri simili, è una cosa che non comprendo e mi fa orrore. Il 27 Gennaio è stato definito come il Giorno della Memoria, e siamo qui al Museo del Ciclismo Gino Bartali di Ponte a Ema ad incontrare una classe di alunni in visita proprio per questa ricorrenza.

Come ormai noto, mio nonno Gino durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò attivamente ad una rete di salvataggio. Tale organizzazione aveva il compito “segretissimo” di aiutare ebrei ed altri perseguitati dal regime nazifascista a varcare il confine italiano per assicurarsi la “vita”.

Gino Bartali, incaricato dal Cardinale Elia Dalla Costa, trasportava documenti falsi tra Firenze, Assisi e Perugia, all’interno del telaio della bicicletta, proprio sotto il sellino. Le missioni, costate non poca fatica e angoscia, portarono alla liberazione di almeno ottocento Ebrei. Fu la testimonianza diretta di Giorgio Goldenberg, giovane ebreo che viveva in Italia insieme alla sua famiglia, che contribuì ad ufficializzare le gesta coraggiose di Bartali

riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem di Israele nel 2013.

I Goldenberg vissero un anno nascosti nelle cantine di una palazzina appartenente al nonno in Via del Bandino. Grazie alla sua protezione, la famiglia riuscì a scampare alle rappresaglie fasciste e alla deportazione nei campi di sterminio. In questi anni la notizia dell’ onorificenza conferita a mio nonno, ha fatto il giro del mondo e soprattutto negli Stati Uniti sta avendo un grandissimo successo. La parola eroe sta quasi diventando inflazionata! Gino Bartali è davvero intramontabile. L’intensità e la passione con cui viene riscoperto dai ragazzi di oggi, a distanza di 17 anni dalla sua morte, è dovuta anche alle sue gesta di umanità e da quel piccolo grande segreto che ha vissuto nel suo cuore per cinquant’anni, prima d’essere svelato.

Gino è ancora una volta sui giornali di tutto il mondo! E ancora una volta per il suo coraggio, ma non riguardante le appassionanti imprese sportive ormai leggendarie. Bensì il coraggio di mettere a rischio la propria vita al servizio degli altri.

Il 27 Gennaio scorso, nel “Giorno della Memoria”, ho visto il Museo del Ciclismo Gino Bartali, a cui sono ormai affezionata, pieno di bambini che girellavano tra una bicicletta e l’altra. Con la loro genuina curiosità si avvicinavano in gruppo osservando fotografie d’epoca, articoli di giornale, ma sopratutto attratti da ruote e catene. Ruotando loro stessi attorno alla storia della bicicletta. Mi commuovo quasi, perché hanno preparato delle domande per me, per intervistarmi.

Mi sono sentita il ramo di un albero forte che ha messo radici impenetrabili nel mondo.

L’estremità di un ramo che racconta le sue origini a bambini i cui occhi brillano di tutte quelle cose che noi grandi ci stiamo scordando: avventura, curiosità ed entusiasmo. A semicerchio sono invasa da piccoli giornalisti. “Come faceva Bartali ad andare così veloce?” e poi “Cos’era Villa Triste?” ..“Come era Bartali in famiglia e cosa facevate quando eravate insieme?”

“..ma è vero che c’è un albero che si chiama Gino Bartali?” Ho risposto al meglio a tutti. Sì, è vero, c’è un albero che si chiama così. “Perché ci sono alcuni alberi che si chiamano con i nomi?” E’ stato voluto in onore di chi ha compiuto azioni giuste. Per ogni uomo, o donna, che hanno scelto il Bene,  viene piantato un albero nel giardino dei Giusti in sua memoria. Il nonno, in quel giardino, è un arbusto di provenienza orientale e dal nome troppo lungo.. ma ora si chiama Bartali.

I bambini della Scuola Elementare “Domenico Giuliotti” di Greve in Chianti erano entusiasti. Hanno realizzato bellissimi disegni cercando, nel loro piccolo, di promuovere anche il Museo. Il lavoro che hanno svolto i loro insegnati, in particolare Agata che conosco, è stato unico. Introdurre un personaggio come Bartali, che i bambini di oggi non hanno vissuto, collegando lo sport, le sue imprese di salvataggio e trattando un argomento delicato che si ricorda nel Giorno della Memoria, è riuscito alla perfezione.

La giornata è stata intensa. Alcuni giornalisti di Bikeitalia e del quotidiano spagnolo El Mundo hanno fatto un reportage completo sul Museo. Non sono mancate domande riguardo alla gestione attuale in mano al Comune di Firenze. Il Museo del Ciclismo Gino Bartali è stato inserito da poco nella rete dei Musei Civici Fiorentini, ma molto altro manca da fare per farlo conoscere a tutti.

La curiosità e l’ammirazione che ho letto negli occhi di quei bambini oggi è stato un regalo inaspettato. Grazie a te nonno, come fossi un tuo estremo ramo, ricevo questi momenti di felicità. Mi hanno chiesto addirittura gli autografi! In mezzo alla folla di apprendisti giornalisti, che si dirigeva ad avanzare altre domande questa volta ad Andrea Bresci , presidente Associazione Amici del Museo Gino Bartali, ho immaginato caro nonno cosa avresti pensato vedendoci da lassù. Questa volta “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” non l’avresti detto. Ti ho semplicemente immaginato sorridente.

Dalle ultime novità sembra che il Comune si stia attivando nel contattare altre scuole, iniziando da quelle del quartiere, di Bagno a Ripoli e Gavinana. Spero che sia davvero così, perché questo esperimento “L’è da rifare, e tutti i giorni!” Inutilizzare uno strumento, come questo Museo, ricco di contenuti storici, culturali, etici così ammirevoli sarebbe una grave svista. Dopo tutto, i nostri occhi e le nostre anime, hanno bisogno anche di questo.. non solo di quadri botticelliani e sculture rinascimentali!

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2 commenti

France 5 Marzo 2017 - 16:54

Esiste un albero Bartali nel giardino dei Giusti? Non lo sapevo! Voglio anch’io il tuo autografo!

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Carlotta 6 Marzo 2017 - 13:26

Bellissimo racconto di quella giornata e del museo! Mi sono commossa! Brava! 😉

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