Home Due ruote e un Diario LA MATTINA D’ESTATE IN BICICLETTA – I PALAZZI SILENZIOSI DI FIRENZE

LA MATTINA D’ESTATE IN BICICLETTA – I PALAZZI SILENZIOSI DI FIRENZE

da Lisa Bartali

13 Km. 22°C. Ore 7.45. Devo sbrigare una commissione oltre il centro storico, dall’altra parte della città. Non ci penso due volte, prendo la bicicletta. Non conosco un gran ché le strade in cui devo recarmi, le scoprirò orientandomi con la mia “Bartali”.

La mattina d’estate in bicicletta, quando ancora Firenze dorme,

pedalare è rigenerante; il fresco si scontra sulla pelle come una doccia profumata. I pensieri non sono invadenti, si annebbiano mentre beatamente passeggio sotto l’ombra dei pioppi. La pista ciclabile del lungarno non è assolata come sempre. Le luci del mattino iniziano a illuminare l’altra sponda del fiume e

la cupola della Chiesa di San Frediano in Cestello si scalda al sole.

La Chiesa del Cestello, maestosa architettura che domina l’Arno, non ha mai avuto una facciata dignitosa. Andate a sbirciare al suo interno. Stucchi e affreschi vi lasceranno senza fiato! Proseguo e mi intrufolo tra i palazzi rinascimentali, tra i quali vedo qualche altro collega ciclista “urbano”, sgusciare e tagliare al centro Piazza Santa Trinita.

Via Tornabuoni è avvolta da un silenzio elitario,

e i palazzi storici, antichi testimoni della nostra arte, sono ancora addormentati. Solo gli ultimi piani vengono pian piano irradiati dal sole. L’addetto alle pulizie sta ancora lavando le monumentali vetrine del negozio di Ferragamo, e in una pozza d’acqua a terra si specchiano tutti i nobili palazzi. E pure io.

La Basilica di Santa Trinita, col suo possente frontone illuminato, mi impone una sosta. Tanta è la bellezza nella sua geometria ed eleganza. Riprendo per Via delle Terme, girando dietro Palazzo Buondelmonti, ancora nell’ombra del suo profondo sonno. Adagio mi avvio per quelle strade che hanno il pavimento originale, sulle pietre trapezoidali rallento. Dopo l’ultima caduta meglio andare pianino!

L’ estate in bicicletta, al mattino presto, ti regala emozioni curiose. Via Por Santa Maria: nessuno che si accalca da HM, che curiosa tra i negozi di artigianato, che resta immobile ipnotizzato da Ponte Vecchio. Nessuna fila davanti al gelataio. Poi svolti l’angolo e ti appare nel chiarore un palazzo abituato a confrontarsi con flotte di turisti.

E invece è lì davanti a te, muto e splendente: Palazzo Vecchio.

Ed è a quel punto, di fronte ad una Piazza Signoria semi deserta, che non ti penti di aver messo la sveglia alle 7. E non è di alcun peso fare 13 chilometri sapendo che al ritorno salirà il caldo. Quello è … dopo!

Santa Croce mi saluta in controluce, neanche la statua del sommo poeta Dante è contaminata dal sole. I primi raggi dorati si intrufolano sulle alte facciate dei palazzi, tra i loggiati, le terrazze; ma la piazza non ha voce. I negozi si godono ancora un paio d’ore di sonno prima di essere invasi dai fanatici dei saldi, oltre che dai turisti. Aperti solo bar e venditori di Kebab.

Solo il profumo del caffè che l’impiegato prende sull’uscio,

mentre spettegola col barista. Solo spazzini intenti a raccogliere le ultime cartacce sotto la Loggia del Pesce. Solo la pace nel quartiere di Sant’Ambrogio; prima del mercato, prima che i tavolini dei bar siano pieni di clienti. Oltre Piazza Beccaria, una Via Gioberti che alle 8 non riconosci. La via dello shopping con le serrande abbassate. Quei negozi stretti uno a fianco all’altro che sgomitano sui i portoni delle abitazioni. Vado un po’ oltre e giungo alla mia meta.

Facendo la strada a ritroso, dopo le 9, 30, Firenze ha già cambiato volto. Ed io rientro a casa con una nuova bellissima visione della mia città. La bicicletta ha quel ritmo giusto per osservare le cose attorno. Quelle cose che meritano di essere contemplate, non semplicemente guardate.

 

 

 

 

 

 

 

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