Home Due ruote e un Diario CENTO ANNI DI MALABROCCA “LA MAGLIA NERA”: INTERVISTA ALLA NIPOTE

CENTO ANNI DI MALABROCCA “LA MAGLIA NERA”: INTERVISTA ALLA NIPOTE

da Lisa Bartali

Lunedì prossimo si festeggia il centenario della nascita di Luigi Malabrocca, corridore nato a Tortona il 22 Giugno 1920 e famoso per aver indossato più volte la “maglia nera”. Sì ma… chi era esattamente Malabrocca? Lo scopriamo insieme alla nipote Serena, che in questi anni si sta attivando per portare avanti la memoria del nonno.

Puoi parlarci di come era il nonno Mala ?

Il nonno ha sempre avuto la smania per la bici. Il suo mito era Girardengo . Era un bravo studente ed in bici prometteva bene, così’, barattò l’iscrizione alla scuola superiore scelta dal padre con la sua prima bici da corsa. Dopo aver vinto più di 140 gare da dilettante, passò ai professionisti.

Malabrocca diventò celebre per essersi aggiudicato la maglia nera, la maglia dell’ultimo. Certamente come sappiamo a quei tempi le strade erano sterrate, non vi era assistenza tecnica e si forava spesso. Per quelli che oggi chiamiamo banali incidenti, ci si ritrovava in un baleno in fondo alla classifica. Ma arrivare per ultimi in corsa non era sempre questione di sfortuna. Esisteva una vera e propria competizione per ottenere l’ultimo posto. Quale era il premio ?

Il premio per la maglia nera del Giro consisteva in piccole cifre in denaro, spesso integrate da premi come bottiglie di vino e olio. Una volta un pastore marchigiano nel porgergli un agnello gli disse: “ io ero l’ultimo dei sei figli e non ho mai preso un acca, A te che hai avuto la sfortuna d’essere ultimo, come me, te tocca pia’ st’agnello e basta.

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foto d’epoca Luigi Malabrocca

I nostri nonni corsero insieme il Giro della rinascita nel 1946.

Bartali arrivò primo…. Malabrocca ultimo. Cosa puoi dirci di quel famoso Giro ?
Il Giro d’Italia che Bartali si è aggiudicato per una manciata di secondi ha fruttato a Malabrocca 60.000 Lire pulite, una cifra considerevole di poco inferiore a quella incassata dal suo capitano Bresci, classificandosi 6°.

Che ricordi personali hai di tuo nonno? Ti parlava mai delle sue corse?
I miei sono ricordi di ragazzina, di quando andavo a trovare i nonni nella loro casa immersa nella natura in Val Vigezzo. Di ciclismo, in verità, non mi ha mai parlato. Il nonno aveva un carattere molto particolare.

Trascorrevamo il tempo facendo passeggiate nel bosco, coltivando l’orto e pescando.

Cosa ne pensava dei campioni di quel tempo, di Bartali e di Coppi?

Nonno aveva un rapporto speciale con Coppi. I due si erano incontrati in tanti allenamenti e competizioni. La loro era un’amicizia molto profonda, tant’è che mio padre si chiama Fausto di secondo nome. Ci sono parecchi aneddoti in cui Fausto dimostra l’amicizia con Luigi. Il primo che mi viene in mente riguarda la ciclofficina del Danesini , nella quale i due ciclisti si recavano per sistemare le biciclette. Un giorno Fausto andò su tutte le furie perché non trovava uno dei suoi pezzi. Danesini, intimorito, rispose a Coppi che l’aveva appena consegnato a Malabrocca. “Potevi dirlo subito – disse Fausto- se è Malabrocca, vai tranquillo!

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Serena Malabrocca

Cosa fai oggi per portare avanti la memoria di tuo nonno?

Mi dedico come posso e quando posso portando avanti una serie di iniziative legate alla figura di nonno Mala. Alcuni eventi sono stati purtroppo rinviati a causa dell’emergenza sanitaria, altri continuano virtualmente come il contest di disegno, la cui scadenza verrà prorogata oltre il 22 Giugno. E’ stata pubblicata anche una graphic novel. Collaboro inoltre con il Comune di Tortona, città natale di Malabrocca, che nel giorno del suo compleanno esporrà manifesti in suo onore nei principali monumenti cittadini. Tanti sono i progetti in corso d’opera ancora da sviluppare…

Sui social gira lo slogan

“Siamo tutti Malabrocca” … Cosa significa ?

Questo appello è rivolto a tutti, perché ognuno di noi in qualche modo può sentirsi Malabrocca, che sia ultimo in corsa, che si senta ultimo nella vita. Magari ultimo anche per scelta, anche se è una persona vincente conserva l’umiltà e vuole stare tra gli ultimi, i più bisognosi.
Sono convinta che il destino di mio nonno fosse già scritto, in quanto tutti gli eventi della sua vita fanno parte di una sincronicità e nel suo modo di vivere lui ha realizzato la propria vocazione. Mi diceva:
sono felice perché nella vita ho sempre fatto quello che mi piace!

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