La bicicletta, un mezzo ideale per muoversi adagio nel centro storico. Vedere le cose attorno gustando piccoli dettagli e fermarsi poi, attratti dai colori vivaci delle tele, a visitare una mostra di pittura. Dalla periferia mi avvicino nel cuore di Firenze proprio in bicicletta riscoprendo l’arte. Lascio la mia “Bartali” da città nella splendente Piazza Pitti. Ho appuntamento alla Galleria ZetaEffe in Via Maggio con l’artista Luca Brandi, le cui opere sono qui esposte fino al 19 Ottobre.
Mi sono avvicinata all’arte di Luca Brandi attratta dal forte impatto cromatico.
Mentre cammino e osservo le opere, penso a quanto l’arte sia una necessità dell’ uomo, più o meno consapevole. Lo è stata fin dalle origini, mezzo espressivo di comunicazione con il divino e la comunità. Per un attimo mi immedesimo nell’artista che offre ciò che in lui è stato percepito, concepito e lo condivide attraverso colori, ma non solo: musica, danza, fotografia. L’arte, adesso che mi appare davanti in questa galleria luminosa e ampia, è
un tramite potente con cui confrontarsi, dialogare, scoprirsi.
Le opere di Luca Brandi, pittore fiorentino che ha esordito nel 1985, e che vedo bambino col pennello in mano mentre si racconta, mi parlano. Di così tante cose che, in frasi composte e coerenti, ho la sensazione di non poter scrivere. Mi accingo dunque a descrivere in parole una pittura astratta. In fondo è un po’ come scrivere una poesia. I dipinti esposti sono una selezione delle opere che Luca ha eseguito negli ultimi due anni. In ogni tela è racchiusa una storia. Le opere mi parlano della dualità della vita, quella che concede e poi nega. Vedo la strada vissuta, con intensità. E insieme percepisco quello che non conosco. I titoli dei dipinti li trovo solo nel catalogo, più tardi. Mi lascio trasportare dalle sensazioni, mentre chiedo all’artista qualcosa di più tecnico.
Le tele sono di lino e il telaio in alluminio, più resistente del legno
che è incline a deformarsi con l’umidità e con il tempo. “Questo è rosso antico”, mi spiega Luca davanti a “The red fields”. Un colore che cattura e ti sospende nel tempo. E’ il rosso dei mantelli dei Papi, nobile e misterioso. Mi attrae e mi scompiglia. L’ocra profondo quasi dorato, dall’altra parte della sala, suggerisce una quiete apparente, da decifrare. Sgocciolature di colore su un fondo scuro richiamano i grandi dell’astrattismo americano come Jackson Pollock; gli spazi cromatici definiti a ritmo, rievocano l’arte di Mark Rothko.
Poi mi fermo con le congetture. Istintivamente cerco di collegare a qualcosa di già visto opere che sono uniche nel loro stile. Mi trovo a voler scoprire “urgentemente” l’origine di quella tela “In the silcence of love”, i cui colori si mescolano stesi in larghe bende. Io vorrei srotolarle, rimuovere tutte le stratificazioni, vederne il principio. I graffi di acrilico si muovono nel loro ritmo su una tela compiuta, ma viva.
Le mie opere si muovono in un verso: verticalmente. Sono rivolte all’alto, esprimono un senso di amore e spiritualità.
Le parole di Luca Brandi mi anticipano su alcuni sentimenti che stanno risalendo in superficie dall’interno. Da quella mia anima che si risveglia quando viene a contatto con l’arte. Sulla mia pelle riscopro quella Quintessenza , titolo della mostra, che ci avvicina a una dimensione al confine tra conosciuto e ignoto. Ci innalza al di sopra degli elementi terrestri e ci fa vibrare in un luogo sconosciuto. Proprio come l’amore. Le opere che osservo parlano della vita. Le sovrapposizioni cromatiche sono le nostre esperienze che prendono forma, strato dopo strato.
Vissuti intimi che si svelano sulla tela in minute ombre, da cui si libera nel colore più puro una via luminosa.
Si intuisce quel senso mistico, coltivato dall’artista, che in principio dipingeva opere sacre su tavole di legno. Meticolosamente avvolti sulla la base in alluminio, i dipinti hanno un’armonia inconfondibile che li unisce, eppure esprimono ognuno un proprio mistero. I rossi si alternano ai sabbiati, grège tenui sempre più impalpabili, ci conducono altrove. Sfogliando il catalogo della mostra presso la Galleria ZetaEffe, scopro i titoli delle tele. Sono tratti da canzoni.
Da Via Maggio, storica via d’antiquari fiorentini, mi avvicino ai lungarni rumorosi in sella alla mia bicicletta. Una nuova luce viaggia insieme a me, quella che mi ha regalato l’arte di Luca Brandi.
Contatti:
https://www.saatchiart.com/lucabrandi
Instagram: lucabrandiabstractpainter