Chiamiamolo caso oppure destino, faccio conoscenza con Monica Casamonti, nipote di colui che fu datore di lavoro e il primo a scoprire il talento di mio nonno Gino: Oscar Casamonti. Davanti ad un aperitivo, io e Monica trascorriamo una piacevole serata chiacchierando di vita, di bicicletta e di nonni! Il Casamonti era ciclista dilettante e compaesano della famiglia Bartali. Torello spinse il figlioletto Gino appena tredicenne a trovarsi un lavoro da affiancare agli studi. Mentre frequentava la sesta elementare,
Gino iniziò a lavorare come apprendista meccanico
nell’officina di biciclette del Casamonti per 10 Lire alla settimana. Solo qualche anno più tardi Gino ne portava a casa 90 per ogni vittoria ceduta all’avversario in cambio del 2° posto ( a volte più redditizio! ). Presso la bottega di Oscar Casamonti, in Via di Rusciano 10 a Firenze, c’era un bel via vai di ciclisti, più o meno famosi. Oscar costruiva biciclette su misura, pezzo per pezzo. Fu così che Gino Bartali, sentendo i racconti delle corse e osservando il lavoro del sapiente maestro, si appassionò al ciclismo ( a quel ciclismo! ) di cui divenne protagonista leggendario.
Mostro a Monica la foto che ho ritrovato dei nostri nonni, Oscar Casamonti e Gino Bartali: due ragazzi vestiti di stracci polverosi e dalle mani sporche di grasso. Quale legame c’era tra Oscar Casamonti e Gino Bartali? “Mio nonno Oscar era del 1906, otto anni più grande di Gino. Ho tanti ricordi di lui, anche se non gli ho mai chiesto esplicitamente della sua amicizia con Gino Bartali. Quando si guardava il Tour o il Giro, ogni tanto il nonno ” Oscare ” in fiorentino, rammentava Bartali ricordando i tempi in cui era suo garzone : ” Gino, non tu’ sai andare in bicicletta! “. Fu proprio
mio nonno Oscar Casamonti che scoprì il talento di Gino Bartali.
Vi narreremo qualche aneddoto.. Quello famoso a tutti i bartaliani ci ricorda che un giorno il Casamonti decise di portare con sé Gino in allentamento. Dopo un centinaio di chilometri ( e di salite! ) del gruppetto di ciclisti alla sua ruota ne rimase solo uno, l’unico senza bici da corsa : Gino Bartali.
“Il nonno che ci raccontava della celebre “Salita dei Moccoli “. La notizia che il suo apprendista la faceva senza mani rimbalzò in tutta Firenze. Il talento di Gino era una quotidiana conferma. Nonno lo mandava a fare le consegne ai clienti, ma poco dopo se lo trovava di nuovo in bottega:
Mi stai prendendo in giro Gino, non ci sei andato vero ?
Ma sì Oscar , sono andato e tornato!
Allora la prossima volta ti cronometro!
Un altro aneddoto, forse meno conosciuto, proviene da un vecchio articolo. Il testo estrapolato è di Umberto Chirici:
“..Casamonti, giovanissimo, aveva una bottega al Ponte a Ema a cento metri dalla casa colonica dei Bartali. E Gino cominciò con lui ad armeggiare come meccanico. Da Ponte a Ema cambiò negozio e scese al Bandino; Bartali lo seguì. Un giorno lo mandò a saldare un telaio. Gino partì come un razzo sulla pesante bicicletta di bottega portando a spalla il telaio; per far prima fece la salita dei Moccoli ( ripida al 20 % circa, allora di strada sterrata) con una mano; l’altra teneva il telaio.
Casamonti non volle credere all’impresa e Bartali dovette ripeterla davanti ai suoi occhi”
Proprio Oscar Casamonti incorraggiò il giovane Gino Bartali ad iscriversi alla sua prima gara a Rovezzano, riservata agli under 16. Era il 19 Luglio del 1931. Bartali vinse, ma fu subito squalificato quando qualche rivale s’accorse che aveva compiuto 17 anni il giorno antecedente alla corsa.
Oscar prese le difese di Gino quando il padre Torello si dichiarò contrario al mestiere del ciclista. Un’idea su cui Torello si dovette presto ricredere. Da quel 1931 Gino iniziò a vincere una gara dopo l’altra e a portare a casa guadagni ben superiori a quelli di un operaio. Cinque anni più tardi nonno Gino vinse il Giro d’Italia.
Monica cosa accadde dopo, Gino e Oscar rimasero in contatto?
“Ci fu un allontanamento naturale quando Gino iniziò a fare carriera, ma tra i due è sempre rimasto un legame di stima e amicizia e so che si sono rivisti in varie occasioni, anche ai raduni con altri ex ciclisti. Non ricordo precisamente se era il Giro d’Italia 1936 o quello del ’37, quando
Gino Bartali donò la sua maglia rosa al nonno Oscar,
che poi, chissà perché, la utilizzò per fare una maglina per il figlioletto, mio padre Fabio, nato nel 1936. Erano altri tempi …”
Si può dire che Fabio Casamonti ha avuto l’onore di indossare da neonato la maglia di Bartali! Proprio al padre di Monica, nel 2015 l’Associazione Amici del Museo Bartali ha donato una targa di riconoscimento. “Mio padre Fabio, come mio nonno, era appassionato di ciclismo e ha corso in bicicletta, ma non a livello agonistico. Come mestiere faceva il litografo. Quando penso al mio babbo mi torna in mente l’odore dell’ inchiostro, mentre il nonno Oscar… Nonno è l’odore della nafta!
Che tipo era Oscar Casamonti, quali sono i tuoi ricordi di nipote ?
Aveva un carattere burbero, era proprio un toscanaccio, ma era un uomo buonissimo. “Quante bistecche abbiamo dato ai Bartali! “ dicevano i nonni.. Una volta c’era più solidarietà tra la gente, i rapporti con le presone erano più semplici e diretti, specialmente nei piccoli paesi. Un modo di vivere che si è perso..
Le cose, come le biciclette, avevano davvero un’anima.
Dopo aver scoperto il talento di Gino Bartali, Oscar ha continuato la sua attività nella famosa bottega di Via di Rusciano ?
Sì, continuò la sua attività fino agli anni ’80, trasferendosi in seguito nella vicina Via Bocchi.. ma è sempre rimasto il biciclettaio di Gavinana. Aveva nella saracinesca del negozio ancora i buchi dei bombardamenti della guerra! Ho un’immagine di lui da anziano chino a riparare le ruote.. Sono felice di aver vissuto mio nonno fin da adulta.
Le parole di nonno Gino su Oscar Casamonti (tratto dal libro La Leggenda di Bartali ): “Casamonti per me ha rappresentato tante cose e poi io non faccio distinzione tra personaggi più o meno importanti. Guardo in faccia le persone e le apprezzo per quello che sono. Oscar mi ha dato una grande lezione di umiltà. Era un bravo ciclista, un ottimo artigiano, un esempio, un amico per noi ragazzi. Il sabato la sua officina si riempiva di gente. I ciclisti si facevano riparare le biciclette, si parlava di imprese grandi e piccole. ”
Foto da archivio di famiglia Casamonti, riproduzione riservata.