Il treno inizia a partire quando poggio la penna sul quaderno. La scrittura mi accompagna sempre, anche in viaggio. Sto andando a conoscere Gianni Volpi, figlio del grande Primo Volpi, uno dei protagonisti di quel ciclismo eroico che tanto ancora ci fa sognare. Gianni è una persona generosa e ospitale. La sua casa è stracolma di ricordi, cimeli e una ricca collezione di fotografie d’epoca.
Primo Volpi fu gregario di Bartali dal 1939 al 1948.
Non proprio in modo continuativo, c’è da escludere i tragici anni della guerra, in cui però i due campioni non smisero di frequentarsi ed allenarsi. Prima dell’ incontro con Gianni Volpi, ho avuto il tempo di leggere un libro straordinario: “Primo Volpi una leggenda nata in Val d’Orcia”, di cui troverete i riferimenti in basso, e il cui testo citato è evidenziato in verde.
“Gianni, come ha iniziato tuo padre la sua carriera ciclistica?”
“Mio padre all’inizio era maratoneta. Poi per guadagnare di più divenne ciclista. Nacque a Castiglione d’Orcia nel 1916, da una famiglia di contadini. Era quasi coetaneo di tuo nonno. Fu notato proprio da Gino Bartali, lo stesso anno in cui ingaggiò anche Coppi come gregario nella sua squadra!”
Molti dei ciclisti di quel tempo, come mio nonno Gino, provenivano dalle campagne. Erano ragazzi abituati alle fatiche e ai sacrifici fin da piccoli. Figli di contadini e muratori. Primo Volpi emerse nel 1939 guadagnandosi il 3° posto al Giro del Casentino. A quella competizione partecipò anche l’altra stella nascente: Fausto Coppi. Quella gara la vinse infine Fausto. L’appuntamento successivo era, per tutti, il Giro di Lombardia.
” La sera prima della gara Fausto e Primo si trovarono a mangiare al medesimo ristorante della Legnano, con Bartali e il direttore sportivo Pavesi. Il grande Gino aveva confidato a Pavesi: _Quei due in Toscana mi hanno staccato, poi io li ho battuti, ma vanno bene e vanno tenuti d’occhio._ Pavesi allora li prese da parte a quella cena e disse loro:
Domani voglio vedere come vi comportate, se attaccate e riuscite a staccare Bartali vi faccio il contratto nella Legnano!
In quel Giro di Lombardia Volpi arrivò primo al Ghisallo, staccando tutti. Anche Coppi aveva dimostrato il suo talento. Fu così che sia Coppi che Volpi furono ingaggiati come gregari di Bartali. C’è un aneddoto “saporito” e me lo racconta proprio Gianni:
” Prima di partire per il Giro di Lombardia, mia nonna, ovvero la mamma di Primo Volpi, invitò Coppi a pranzo al casale. Cucinò una specialità toscana di cui Coppi rimase entusiasta: il coniglio fritto. Dopo il pranzo la nonna dette loro pomodori e uova per sfamarsi durante il viaggio in treno, dalla Val d’Orcia a Milano.”
Con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, Volpi, come Bartali, perse anni preziosi di corse e… vincite. Gino per un breve periodo si trovò sfollato a San Quirico d’Orcia, e fu ospitato da Primo.
“Io nacqui nel ’42 e non posso avere ricordi nitidi, ma so che
Gino quando era sfollato trascorse dei giorni con la mia famiglia in Val d’Orcia.
Più tardi lo andammo a trovare a Firenze, dove ci ospitò per due settimane. Conservo una bella fotografia di quel periodo in cui ero bimbo tra le braccia di Bartali, sempre accompagnato da sua moglie Adriana.”
Gianni mi racconta queste storie con passione, e percepisco che c’è stato davvero un forte legame tra padre e figlio. Primo Volpi, gregario di Bartali e amico leale, aveva una fisionomia affusolata e talvolta, da lontano, veniva scambiato per Coppi.
“Definito uno dei più grandi scalatori italiani,
buon passista e uno dei più longevi corridori toscani di tutti i tempi. Anche Bartali e Coppi lo ammirano, addirittura lo vanno a trovare a Cerretello in bicicletta, dopo essere giunti a San Quirico d’ Orcia in anonimato, come due semplici ciclisti attraversando le strade polverose.”
“Io credo che mio padre Primo sapesse qualcosa riguardo le missioni di salvataggio intraprese da Gino. In quel periodo i due facevano tanti chilometri insieme in bicicletta, andando spesso verso Roma. Poi ad un certo punto prendevano strade diverse.”
A tal proposito, sia io che Gianni, ci ricordiamo di un episodio alquanto bizzarro. Proprio mentre Volpi e Bartali si stavano recando in bici verso Roma per una gara un po’ improvvisata ( dopo la Liberazione di Firenze nel 1944), furono fermati dai partigiani i quali avrebbero minacciato Gino di morte, perché l’avevano visto in camicia nera. All’inizio della guerra mio nonno fu reclutato come porta ordini, ma lasciò presto l’incarico. Poi indossò la divisa militare quella volta che, camuffato da ufficiale, con la scusa di aver catturato dei soldati inglesi, li liberò! L’intervento di Primo Volpi in quel momento fu decisivo. Dalla biografia La leggenda di Bartali, le parole di Gino:
Mi gridarono.. ” C’è Bartali è un fascista! Ora ti fuciliamo subito. “…Ce l’avevano con me perché avevo dovuto indossare la camicia nera. “Andate via, lasciate stare Bartali! – gridò Primo Volpi- “Io sono un partigiano dell’ Amiata e se dico che Gino non è mai stato un fascista mi dovete credere”
Un’altra conferma dell’avvenuto è la testimonianza di mio padre Luigi Bartali, il quale ha sentito questa storia narrata proprio da Gino.
Volpi e Bartali, compagni di grandi successi : Giro d’Italia del ’46 e Tour de France ’48!
“Gianni, immagino che non sia facile essere un gregario. Ci vuole tanto spirito si sacrifico. Come era tuo padre caratterialmente?”
“Era un uomo semplice, gioioso e modesto. Pensa che tutte le sue coppe e medaglie le ha donate agli ammiratori. Quelle che vedi alle mie spalle sono le mie vittorie, come ciclista e direttore sportivo. ” Basta sfogliare i grandi album di giornali d’epoca collezionati da Gianni, per rendersi conto della popolarità di Primo Volpi a quel tempo. Intere pagine sono dedicate alle sue imprese, con e senza Bartali. Molti sono giornali stranieri.. Les Sports, Paris – Presse.
“Durante il Tour del ’48 mio padre cascò. Risultato: 18 punti di sutura intorno all’occhio e febbre a 40. Era il giorno di riposo. Si rivolse al suo capitano:
Gino, ma come faccio a ripartire? E Bartali: ” Ti porto a Lourdes”
Primo inghiottì una pastiglia e poi andarono a Lourdes. L’indomani tutti ripresero il Tour e senza dubbio il babbo fu di indiscutibile aiuto per la vittoria finale!
“Dopo l’esperienza con la Legnano, come proseguì la carriera tuo padre?”
Entrò come capitano nella Arbos, con la quale vinse il Giro d’Europa nel 1954,
un capitolo del ciclismo che non ebbe seguito, infatti ci fu una sola edizione. Il percorso era una novità e comprendeva molti paesi quali Germania, Austria, Italia, Svizzera, Belgio, Francia. La squadra italiana era forte, gregario di mio padre fu Luciano Pezzi, che poi divenne direttore sportivo di Pantani.”
“La vittoria commovente di un grande lavoratore della bicicletta. Un campione semplice ma cristallino, che non aveva mai scandali da nascondere o interviste sensazionali da rilasciare”
” Ho letto che, finita la carriera da ciclista, tuo padre Primo aprì un rinomato negozio di biciclette, è così?”
“Sì, aprì un negozio di biciclette a Siena. Un ritrovo per tutti i ciclisti di quel tempo!
E ci veniva volentieri anche Gino. Da quelle parti andavano insieme a trovare un prete, Don Bruno. Dopo un lunga carriera da ciclista terminata nel 1957, mio padre trovò impiego in banca.”
“Come era Primo Volpi come papà. Ti ha tramandato lui la passione per la bici?”
“Senza dubbio. Mio padre da bambino mi portava alle corse.. Poi quando sono diventato io allenatore, era lui che veniva dietro a me.”
Anche Gianni ha avuto i suoi successi nel ciclismo. Come direttore sportivo di Marcello Bartalini, vinse l’Olimpiade dell ’84 a Los Angeles. Mi mostra le foto con orgoglio. Ancora adesso la bici è la sua passione e quando monta in sella pedala 80- 90 km a tratta. Mentre ci salutiamo con stima reciproca, ci confessiamo, come fossimo allo specchio, che il ciclismo di oggi non è più quello sport spontaneo, polveroso e concitato che hanno vissuto i nostri cari. Adesso i corridori sono costantemente sotto pressione dai mass media e vivono un ciclismo ” tecnologico”, quasi “robotico”.
“Mi torna in mente quando il babbo brontolava Gino:
Falla finita! A forza di fumare ti andrà via la voce!
Gino aveva il vizio di prendersi un bicchierino di Cognac e fumarsi una sigaretta dopo ogni allenamento.
La storia che ho ripercorso con Gianni non parla solo di sport e fatica, ma anche di amicizia, quella sincera e devota tra Gino e Primo. Si può dire che non c’era rivalità tra ciclisti, in corsa di certo era una battaglia, ma poi la sera erano tutti al ristornate insieme. ” Io sono cresciuto con loro, i miei grandi maestri. Mio padre prima di tutto, ma anche Gino Bartali e Fausto Coppi.”
TESTO E IMMAGINI SONO PROTETTE DA COPYRIGHT
Fonti citate nel testo:
“Primo Volpi una leggenda nata in Val d’Orcia” di Varis Agnelli, Giordano Cioli, Fabio Pellegrini
“La Leggenda di Bartali” di Marcello Lazzerini e Romano Beghelli
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