La cartolina di nonno Gino dell’89 è saltata fuori tra le fotografie delle gite scolastiche e i vecchi bigliettini di auguri:
A Lisa e Lara, tanti bacini a voi e saluti a tutti. Nonno Gino.
Tra le biciclette storiche ritratte anche la sua, in alto, con i segni del tempo addosso, accanto a quella di Alfonsina Strada. Brividi. Ma guarda! Perché sepolta tra la mia roba? In genere le cartoline le ha sempre conservate babbo. Già da tempo sentivo un richiamo in questi luoghi. Tanti amici, tanti inviti ma al solito gli impegni d’ufficio, il trasloco, una spalla dolorante. Poi inaspettatamente arriva l’occasione: siamo partiti con un minuscolo trolley pieno di maglioni massicci, mi avevano avvertito dei – 4 .
La cartolina di nonno Gino ci fa strada al Santuario della Madonna del Ghisallo,
ma è ormai buio e ci fermiamo a dormire a Lecco. La cittadina sul lago di Como ( e di Lecco ) ci accoglie a tramonto inoltrato. Il paesaggio è una clessidra tinta di rosa, in cui cielo e lago si specchiano; divisi, al centro, dal Ponte Vecchio. Alle 17 il lago è già nero, tutt’uno coi monti. Una sensazione disorientante, non fosse che per i cigni bianchi che animano la riva e le luci del Natale proiettate sui palazzi. Mangiamo pesce di lago: in salsa verde, in agrodolce, fritto e pure essiccato con polenta. Un amaro e un Negroni sprofondati sul divano del lounge bar in hotel e poi crolliamo dal sonno.
La domenica mattina la strada per il Ghisallo è facile: seguite i ciclisti!
E’ l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione. Ancora di più il tuo ricordo è vivo nonno. Te che eri così devoto…
Alla Madonna ho promesso che avrei fatto le cose per bene, perchè tutto quello che faccio, lo faccio a nome suo. E così lei è stata attenta a non farmi sbagliare
Il freddo punge e il sole scalda. Non potevo desiderare giornata migliore. Antonio Cermenati titolare dell’azienda Cerchio Ghisallo, ci accoglie calorosamente e ci introduce al custode del Santuario, il signor Mario classe 1936. I ricordi sono limpidi nei suoi occhi di vetro. Sì, ho voglia di sentire la sua storia. Ma prima devo trovare la bicicletta della cartolina. Eccola lì! Eppure non sembra lei. La vernice è sbiadita, ma sono passati 30 anni dal giorno in cui nonno mi spedì la cartolina. Le bici non hanno teche, la porta è sempre aperta estate e inverno ai ciclisti pellegrini.
Resto ammaliata dai cimeli alle pareti. Le biciclette di Eddy Merckx, Felice Gimondi, Maurizio Fondriest, Francesco Moser, Fausto Coppi vegliano sulle svariate maglie d’epoca di lana, insieme alle più moderne in poliestere come quella di Elisa Longo Borghini e Cadel Evans. Passato e presente sono lembi della stessa coperta. Qui nel tempio dei ciclisti il tempo si ferma e scorrono le parole di Mario, invece: “Sono del ’36, l’anno in cui morì Giulio Bartali, fratello di Gino. Io me lo ricordo tuo nonno sai, qui al Santuario del Ghisallo. Era il 26 giugno 1948.
Gino era inginocchiato su questi gradini insieme al suo fedele gregario, Giovanni Corrieri. Pregavano.
Se la Madonna mi fa vincere il tour .. regalo la mia bicicletta al santuario!
Il tour del 1948 fu gloriosamente vinto da nonno e la sua bici ( anche se credo sia del ’49 quella che è esposta) è ancora qui vicino all’altare. “Ricordo” prosegue Mario “quando Gino Bartali e Mario Ricci, nel 1944 – 45 si allenavano per il giro e si fermavano in questa chiesa a farsi il segno della croce. Io all’epoca ero chierichetto. Sono custode qui da 75 anni. Loro sì che erano uomini devoti, ci dicemmo col parroco Don Viganò.” Molti altri ciclisti su queste strade inserite nel Giro di Lombardia, si fermavano a chiedere protezione alla Madonna del Ghisallo. Divenne santuario nel 1949 quando il papa Pio XII la proclamò patrona universale dei ciclisti.
Accarezzo la statua nonno, accanto a quella di Coppi, poco distante da Binda. E’ bello vederti quassù, e capisco perché ci tornavi volentieri tutti gli anni anche da anziano. Un
luogo di preghiera, di ciclisti silenziosi, di fatiche ricompensate, di montagne innevate.
Il Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo è sorto accanto al santuario nel 2006. Voluto da Fiorenzo Magni, soprannominato “il Leone delle Fiandre” e “il Terzo uomo” – i premi erano sempre in pugno a Bartali, Coppi e Magni . Per gli altri non restava niente – mi raccontò Bruno Giannelli nella sua intervista clicca qui .
Come saprete Magni era un corridore di simpatie politiche molto diverse da quelle di nonno Gino. Aldilà delle ideologie politiche, è stato un grandissimo atleta degli anni ’50 ( vincitore del Giro d’Italia 1948, 1951, 1955) e meritevole di aver contribuito alla realizzazione di questo museo, ampliato nel tempo grazie allo staff che se occupa. Antonio Molteni, il presidente della Fondazione Museo del Ghisallo, ci fa strada.
L’architetto Pier Federico Caliari, ideatore del Museo Gregoriano Profano che è parte dei Musei Vaticani, ha creato un open space delimitato da immense vetrate che allungano la vista sul Lago di Como. Ci sono inoltre curiose salette circolari con armadietti le cui ante celano le biografie dei campioni. Le bici di nonno provengono dalla collezione dell’azienda Legnano.
Biciclette che hanno fatto la Storia del Ciclismo: la Legnano con cui vinse il Tour de France 1938 e la Legnano del trionfante 1948
Numerosi i cimeli, le maglie e le bici dei grandi, ne cito qualcuna: bicicletta di Eddy Merckx Campione del mondo 1974, bici da pista di Franco Bitossi, bici record dell’ora 1960 di Tony Rominger, bici di scorta di Gastone Nencini 1960, mountain bike di Luciano Berruti, due biciclette di Fiorenzo Magni (Bianchi anni ’80 e Wilier Triestina del Giro delle Fiandre 1949) bicicletta Casati di Gianni Bugno 1980-83, bicicletta di Gilberto Simoni Giro d’Italia 2003. La bici di Coppi è al momento fuori museo per una mostra. Preziosi i modelli storici come la bici del bersagliere 1915-18 , la bici pieghevole dell’esercito inglese 1941-45, il prototipo 1950 di prima bicicletta aerodinamica.
Meravigliosa, oltre che funzionale, la bici da corsa in legno speciale per arredamento da interno navale realizzata da F.Aliverti e P.Prato. Tra le tante donazioni c’è anche la bici dei coniugi Paganoni ( che incontro casualmente quel giorno! ) con la quale Mirta Paganoni ha corso la ciclomaratona Como-Pechino 2005. Proseguiamo visitando il corner dedicato al Paraciclismo, e quello in fase di ampliamento dedicato al Ciclismo Femminile. Le pareti sono tappezzate di maglie appartenute a tantissimi ciclisti, anche a chi di loro precocemente ci ha lasciato.
La visita si conclude nella sala conferenze e biblioteca. Mi colpiscono molto le gigantografie di Bartali e Coppi stampate sulle porte. Ci facciamo due foto e mangiamo un panino veloce al bar. Io ho preso un “Bartali”, semplice e intramontabile cotto e fontina. Che 8 Dicembre speciale! Ringrazio ancora tutti coloro che ci hanno accolto, e pensando già ad un buon momento per ritornare, ricordo che il Museo riapre a Marzo con la bella stagione.
2 commenti
Great story, thank you!
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