Home Due ruote e un Diario DAI LIMITI DELLO SVILUPPO A GRETA THUNBERG: 50 ANNI DI COLLASSO

DAI LIMITI DELLO SVILUPPO A GRETA THUNBERG: 50 ANNI DI COLLASSO

da Lisa Bartali

Prendo spunto riflessivo dagli ultimi movimenti ambientalisti capitanati dall’attivista Greta Thunberg, paragonandoli all’antecedente studio rivoluzionario su I limiti dello sviluppo. La sedicenne, diventata portavoce di una nuova coscienza collettiva, si contrappone all’azione antropica che sta danneggiando da decenni il nostro pianeta. Per quanto sostenga le idee di questa piccola donna, c’è da dire che la questione climatica non è stato messa in piazza oggi, ma almeno 50 anni fa.

Scienziati e pionieri delle scienze informatiche avevano già previsto i limiti dello sviluppo

della nostra industria e della nostra umanità già dai primi anni ’70. Il Rapporto sui “Limiti dello sviluppo”, illustrato nel libro The Limits to Growth, di cui ho letto il secondo volume, fu commissionato al Massachusetts Institute of Technology ( MIT ) dal Club di Roma, e fu pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows , Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.

Il rapporto degli scienziati, basato sulla simulazione al computer World3, analizzava le cause e le conseguenze a lungo termine della crescita della popolazione e dell’economia materiale su scale globale. Tutti i dodici scenari previsti dal calcolatore World3 evidenziavano un limite fisico del pianeta, ovvero un limite delle risorse, e la capacità non infinita della terra di assorbire le emissioni industriali. 

grafico-scenari-di-deforestazione-tratto-dal-libro-I-nuovi-limiti-dello-sviluppo

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Nel libro “I nuovi limiti dello sviluppo” pubblicato nel 1992, gli scienziati aggiornarono le previsioni illustrando con maggiori dettagli la fine della crescita. Si dichiarava che nel XXI secolo il tenore di vita medio sarebbe diminuito, e si prevedevano disastri ecologici, crisi sanitarie e enormi diseguaglianze tra la popolazione. 

Ecco un breve estrapolato dal testo “Avvertimento degli scienziati del mondo all’Umanità” firmato nel 1992 da più di 1600 scienziati tra i quali 102 premi Nobel di 70 paesi diversi.

Gli esseri umani e il mondo naturale sono in rotta di collisione. Le attività antropiche danneggiano in modo grave e spesso irreversibilmente l’ambiente e le risorse essenziali. Molti dei nostri comportamenti mettono a rischio il futuro che desideriamo per la società umana e per il regno animale e vegetale,e possono alterare il mondo in modo da renderlo incapace di sostenere la vita così come la conosciamo.
Per evitare la collisione alla quale ci stiamo avvicinando è urgente metter mano a cambiamenti fondamentali.

grafico-perdite-economiche-tratto-dal-libro-I-limiti-dello-sviluppo-1992

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Dove abbiamo sbagliato? Ignorato dai più, questo avvertimento e i vari studi annessi, seminarono interrogativi senza però mettere radici. Il rapporto sui “Limiti dello sviluppo”, che comprende statistiche non facili da digerire di cui riporto alcuni schemi, sembra scritto al giorno d’oggi. Non è cambiato niente dal quel 1992! Con Greta Thunberg stiamo riseminando dopo il raccolto andato a male. E’ vero che molte associazioni e attivisti si sono dati da fare in questi anni, ma tutto è vano senza il coinvolgimento della politica.  

L’ informazione è il fattore chiave del cambiamento!

Un’arma a nostro favore oggi, che magistralmente dimostra di conoscere Greta e chi attorno a lei, sono i social media.  Con 1,3 mln di followers su Instagram, Greta diffonde i suoi messaggi da una parte all’altra del globo. Anche volendo gli scienziati degli anni ’70 non avrebbero avuto questa risonanza internazionale.

E comunque sia, i gruppi politici e le classi dirigenti di 50 anni fa archiviarono senza cura le ricerche svolte dagli scienziati, continuando a fare i propri interessi economici e politici. Proprio come se non ci fosse un domani. E adesso ci troviamo a gestire problemi enormi di inquinamento e di esaurimento delle risorse ( cibo, acqua, materiali, foreste, combustibili). Le conseguenze sono ovviamente la decrescita economica, l’impoverimento delle classi medie e vari problemi per tutto il nostro ecosistema e la salute dell’uomo.

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Siamo tutti precari su questo pianeta!

Oggi si parla molto di precariato lavorativo. Tema sempre più frequente in Italia, che ha una disoccupazione giovanile del 31,9 %! Sappiate che siamo anche sempre più precari di ossigeno. Il delicato equilibrio tra produzione di ossigeno e di anidride carbonica ( CO2) che si sarebbe dovuto mantenere nel pianeta, è stato compromesso dalla massiccia industrializzazione avvenuta nella seconda metà del Novecento e in particolare dagli anni Ottanta. Le crescenti emissioni di diossido di carbonio, o anidride carbonica, hanno alterato la composizione chimica dell’atmosfera aumentando la temperatura terrestre, che comporta:

1 Lo scioglimento dei ghiacci
2 L’espandersi dell’oceano e il conseguente innalzamento del livello del mare
3 La migrazione di specie animali o la loro progressiva estinzione
4 Il cambiamento della frequenza delle precipitazioni e l’incremento della loro gravità

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La deforestazione è in continua crescita, come avevano previsto gli esperti. Gli alberi producono ossigeno e servono da barriera nelle nostre città per combattere lo smog. Ancora non lo abbiamo capito.

Eppure abbiamo riempito le piazze per la manifestazione Fridays for Future.

Eravamo tanti. Tanti anche i volti della politica a farsi i selfie. Nessuno però che formuli concrete leggi per affrontare le emergenze climatiche e ambientali. Men che mai in Italia, paese tra i meno attivi sul fronte dell’economia sostenibile, battuto da Danimarca, Olanda, Svezia, Finlandia, Germania, Belgio, Norvegia, Slovenia, Ungheria, Austria. L’emergenza sembra poi occultarsi del tutto una volta varcati i confini europei. “Non credo ai cambiamenti climatici provocati dall’uomo e non credo all’opinione diffusa tra gli scienziati” queste le parole di Donald Trump in un’intervista al Washington Post.

Greta Thunberg forse incarna quel movimento che tanto aspettavamo? Meglio tardi che mai! Iniziamo con promuovere risorse rinnovabili, che siano distribuite in massa e a costi accessibili a tutti. Promulghiamo leggi che limitino l’inquinamento delle grandi industrie. Stop tassativo alla plastica di cui facciamo un uso spropositato. Stop ai diserbanti nocivi. Acquistiamo cibi locali dando contributo ai piccolo agricoltori e commercianti.

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Greta-Thunberg

Non lasciamoci trascinare dalle grande distribuzione che alimenta i nostri falsi bisogni con tutto ciò che è superfluo: dalla mania del “fast food” agli indumenti di poliestere “usa e getta”. Sviluppiamo un trasporto sostenibile nel nostro quotidiano, costruendo infrastrutture pubbliche ecologiche e incentivando un mezzo che non ha bisogno di carburante se non l’energia stessa delle nostre gambe:  la bicicletta

Ogni singolo individuo può optare per uno stile di vita più eco sostenibile

Intanto che aspettiamo un cambiamento su scala globale.. possiamo migliorare le nostre singole abitudini. Scegliere la bicicletta anziché l’auto è solo un primo passo. In vari libri che ho letto ( dalle filosofie orientali, agli studi del Dott. Franco Berrino, alla prima autobiografia di mio nonno Gino) si pone l’attenzione sul coltivare le buone abitudini . Una grande risorsa per noi è seguire uno stile di vita equilibrato: nell’alternarsi di veglia e sonno, nell’assunzione dei pasti genuini e poco elaborati e dedicando tempo ai nostri talenti ( non solo ai doveri ). Portiamole con noi queste buone abitudini, forse non ci restano che quelle!

acquisti-dal-fornaio

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2 commenti

Francesco 24 Aprile 2019 - 22:09

Cara Lisa. Fai benissimo a fornire e divulgare queste importantissime informazioni. Io faccio del mio meglio.

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Lisa Bartali 29 Aprile 2019 - 11:00

Grazie Francesco, ognuno può fare qualcosa.

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