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IO E LA MIA BICICLETTA BARTALI

da Lisa Bartali
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4°C. Ventoso. 7 km. Febbraio non mi fermi! Pantaloni felpati, calzettoni pesanti, sneakers imbottite, piumino, fascia di lana paraorecchie (fatta a mano dalla zia Roberta), paraorecchie di pelliccia eco, occhiali, scaldacollo, guanti termici, Ipod in tasca con Billy Idol, solo in caso di calo ritmico. Rimuovo il telo che copre la mia cara bicicletta Bartali, city bike tra le ultime produzioni della Cicli Bimm, per il marchio di biciclette di famiglia.

E’ ora di fare qualche chilometro e scacciare la malinconia! Tolgo il lucchetto n°1. Tolgo il lucchetto n°2. Controllo catena e gomme. Apro il cancello e volo via .. insieme al vento a favore. Qualche raggio di sole in questa gelida giornata affianca la mia pedalata, che nonostante sia fuori allenamento, si carica via via che accelero. Mi ricarico anche io, attraversando i prati, guardando i riflessi sull’Arno e i gabbiani sguazzare in acqua per poi fiondarsi a rovistare tra i residui del mercato: le Cascine.

Luogo verde in una Firenze, magica città, ma sempre più caotica!

Mentre le linee del tram riprendono vita come cinquant’anni fa, le vie per le automobili si restringono.. ma il numero di veicoli è lo stesso dello scorso anno, e peggio ancora adesso sono anche più grandi. Perché “noi” di città amiamo i suv. Perché “noi”, da soli, con tutti i nostri fardelli psicologici si sta meglio nelle auto spaziose, in cui si disperdono! Di tanto in tanto, male non fa una corsa alle Cascine. E la malinconia se ne va. Nonno Gino, inevitabile pensarti quando vado in bici, cosa mi diresti? Sì, mi manca il fiato. Sì, ho scarso allenamento.. ma io voglio andare forte perché mi diverte. Perché andare piano su una bicicletta Bartali che gusto ha?

Spingo sui pedali, attraverso il ponte, mi fermo a vedere il cielo azzurro.

I gabbiani a mangiar la spazzatura mi fanno allegria, solo perché io ci passo in mezzo apposta e così li vedo volare di nuovo e posarsi sugli argini. E a pensarci, di gente in bicicletta ce n’è anche con questo freddo! Non so dove siano diretti (ognuno dentro se stesso?) ma non sono l’unica che percorre i viali ghiaiosi e quelli asfaltati e ombrosi sotto i rami degli olmi.

Anziani con l’immancabile berretto e pashmina, incuranti del vento e, di tutto. Donne con vistosi cappotti e sacchetti qua e là che rientrano dal mercato. Qualcuno che si sente molto “ciclista professionista” e si veste tecnico con set impermeabile, casco, scarponcini ad hoc. Arriva una ragazza con diverse aste di metallo e borsoni : traslochi in corso? Ci vorrebbe la cargo bike, ma figurati da noi ancora questa moda funzionale non si è evoluta.  Aste in spalla, borse arrampicate dietro la sella e sul manubrio. Insomma una sfida da equilibrista!

E chi non lo ha mai fatto. Quando vivevo in San Frediano e mi fermavo alle botteghe, il cestino in vimini non bastava mai! Avevo anche un’altra bicicletta, quella solo per il “centro”, di quelle che tre lucchetti minimo. E comunque deve essere bruttina e ammaccata altrimenti luccica troppo agli occhi dei ladri.

Mi fermo. Mai fermarsi, è sempre più dura a ripartire! Il vento è gelido. Vorrei guardar che ora s’è fatta ma no.. c è ancora il chiarore del sole, anche se svolazza via con i gabbiani dietro le fronde degli olmi e dei pioppi. Dietro quelle casupole vecchie dove inizia il Ponte alla Vittoria, quelle che ricordano i racconti di Vasco Pratolini. Rientriamo dai, il fiato si è allungato, mi sento dentro il petto l’aria fresca e nuova, mi sento un po’ più leggera dai pensieri. Mi mancavi tanto, bicicletta mia, con te “Bartali” sento che ce la posso fare!

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