Un ciclotour carico di emozioni, dalla costa adriatica al cuore della Toscana, con un traguardo d’eccezione : Ponte a Ema, il paese di Gino Bartali. Questa è la storia di Luca, 32 anni di Jesi, che lo scorso Agosto è partito dalla sua cittadina nelle Marche per il suo primo cicloviaggio. “Mio padre e mio nonno erano bartaliani. Ho sempre seguito il ciclismo e per il mio primo viaggio in bicicletta ho scelto una meta ricca di significato per me, il borgo di Ponte a Ema,
per onorare Bartali e visitare il Museo del Ciclismo a lui intitolato.
E’ estate e Luca ha pochi giorni di ferie. Parte il 9 Agosto da Jesi, in sella alla sua bici gravel Cinelli, equipaggiata con borse da cicloviaggio, tenda, sacco a pelo, e l’attrezzatura indispensabile per stare via tre giorni. La vera risorsa del ciclotour è lo spirito motivazionale, necessario per affrontare (soprattutto da soli e con il caldo) un itinerario in bicicletta.
Le origini di questo viaggio risalgono al 2015. Luca, stanco del suo lavoro e profondamente addolorato dalla perdita del caro nonno, decide di attraversare la penisola iberica in moto. Lungo la strada incontra un cicloturista, Lauren di origine svizzera, diretto a Marrakech. Luca resta affascinato dall’impresa di Lauren, il quale ha scelto come mezzo di viaggio la bicicletta regalata da suo nonno, a cui è molto affezionato. Nasce una bella amicizia e in Luca s’innesca l’idea di sperimentare, prima o poi, un viaggio pedalando.
I nonni sono infatti i veri ispiratori di questo ciclotour.
” Mio nonno Berto era appassionato di ciclismo e di moto. Passioni che mi ha tramandato. Grazie all’incontro con Lauren, alias Echap, nome d’arte di suo nonno, ho riscoperto la bicicletta come mezzo di viaggio. Un altro uomo che per me è stato fonte di ispirazione per quest’avventura è tuo nonno Gino!”
Luca, carico di motivazione, parte sotto il sole d’ Agosto con una bici che pesa circa 30 kg. A sera giunge a Cagli, provincia di Urbino. La seconda tappa, l’indomani, è Cagli – Arezzo. Dopo aver attraversato l’appennino, sfiorato l’Umbria e pedalato nelle valli del Casentino, Luca si accampa per la notte in una borgata di Arezzo. La terza tappa è Arezzo – Firenze, anzi, la destinazione esatta è proprio il borgo di Ponte a Ema. In prossimità del paese Luca si ferma ad un incrocio per chiedere informazioni. Al semaforo di fianco a lui c’è un motociclista :
” Mi scusi, per Ponte a Ema? ”
“Ponte a Ema? E’ la città di Bartali. Io abito lì”
Al bar Luca viene accolto calorosamente dagli abitanti del borgo e da qualche vecchio amico del nonno Gino. Poi allunga la pedalata fino al Museo Bartali per chiedere gli orari d’apertura, in modo da essere puntuale per la visita il giorno seguente, magari dopo una dormita riconciliante sulle colline di Bagno a Ripoli.
Come mai un viaggio da solo, come prima esperienza ?
Per me il viaggio è anche introspezione, è staccare da tutto.
“Mi sono gustato i momenti di questo ciclotour con il mio ritmo, fermandomi quando ne sentivo l’esigenza e senza troppa fretta. Ad esempio ho visitato il Cimitero Partigiano nei pressi di Arezzo, e infine ho dedicato un’intera giornata per ammirare la collezione del Museo del Ciclismo Gino Bartali. La storia di Gino mi è rimasta impressa grazie al film Bartali – L’ intramontabile di Alberto Negrin, interpretato da Pierfrancesco Favino. Gino Bartali è stato un grande ciclista, con un grande cuore e carattere”.
Il traguardo al Museo Bartali è stato emozionante.
“Cosa ti ha colpito di più del Museo e quali sono le tue impressioni alla tua prima visita? “
“Poter osservare da vicino le biciclette d’epoca, con tutti quei dettagli, è stato fantastico! Bellissimi anche gli articoli di giornale, da leggere per le strepitose imprese che narrano. Come il distacco di 21 minuti recuperato da Gino in quel famoso Tour del ’48. Da esterno posso dire che per giungere al Museo bisogna conoscere bene la strada, perché è decentrato rispetto Firenze. Potrebbe essere un’idea trasferirlo proprio in città.”
Ringrazio Luca che ha voluto condividere la sua storia, e ha trovato nel nonno Gino un po’ di suo nonno, e tanta tanta ispirazione. Un viaggio “di rodaggio” che conta circa 260 km. Un connubio perfetto di avventura, incontri e cultura!
“Questo viaggio con poche tappe, ma significative, mi è servito per prepararmi alla prossima meta. Sto pianificando un cicloviaggio nei Balcani, che sarà di certo più impegnativo. Consiglio a tutti questa esperienza e di inserire il Museo Bartali come tappa lungo il tragitto.”
Sono molto affezionata a questo Museo dedicato alla bicicletta con oggetti appartenuti a mio nonno. Questa perla di Ponte a Ema domina sulle casupole vecchie del borgo, con il suo notevole patrimonio artistico e culturale che, come mi hanno confessato sia Luca che altri visitatori, non ti aspetteresti di trovare in periferia. Perché no, un domani, ripensarlo in un punto più strategico nel centro città. Intanto vi aspettiamo nell’attuale sede del Museo, in Via Chiantigiana 177 Ponte a Ema, proprio alle porte di Firenze.
Orari del Museo del Ciclismo Gino Bartali
Venerdì e Sabato: 10,00 – 13,00
Domenica: 10,00 – 16,00
Ingresso gratuito